Quando ero una bambina e guardavo le gare in tv ero rapita da quella donna bionda che attendeva i corridori al traguardo, li rincorreva e raccoglieva per prima le loro parole. Non importa di che nazionalità fosse il vincitore di turno, lei parlava così tante lingue ed era così decisa che nulla poteva fermarla. Sapeva sempre cosa chiedere per tirare fuori l’emozione più intensa del momento e ci riusciva sgomitando tra una marea di colleghi. Uomini, ça va sans dire.
Nei temi delle elementari già scrivevo che volevo diventare giornalista sportiva, che volevo diventare come Alessandra De Stefano, che all’epoca era inviata speciale per RaiSport alle più importanti corse ciclistiche. Crescendo non ho cambiato idea. Quando ero alle medie ho chiesto a mio padre di portarmi a vedere una tappa del Giro d’Italia per conoscerla e chiederle qualche consiglio. Ricordo quel giorno come se fosse ieri anche se sono passati quasi 20 anni: Alessandra fu così gentile da darmi retta, mi disse che qualunque liceo avessi scelto sarebbe andato bene per poi tentare di intraprendere questa professione, e mangiammo insieme un gelato.
Oggi che conosco quali sono i ritmi (folli) di un inviato, apprezzo ancora di più la sua disponibilità, e sono davvero felice che sia il nuovo direttore di RaiSport. Anzi, la prima direttrice della testata sportiva della tv di stato. Per una giovane giornalista cresciuta ammirandola all’opera, prima da uno schermo e poi dal vivo, è davvero un’ispirazione. Grazie Ale e buon lavoro.
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